100 Capolavori dallo Städel Museum di Francoforte

100 Capolavori dallo Städel Museum di Francoforte

Il celebre museo di Francoforte ebbe origine nel 1816 dalla collezione del banchiere e commerciante Johann Friedrich Städel e incominciò intensamente la propria attività attorno al 1830 con la Direzione di Philipp Veit(Berlino 1793; Magonza 1877), pittore Nazareno. Il percorso inizia con autori di questa corrente, come Carl Philipp Fohr(Heidelberg 1795; Roma 1818), ed esponenti di punta del Romanticismo tedesco: ispirati al sublime, come Caspar David Friedrich (Greifswald, 1774; Dresda, 1840) o, come Carl Rottmann (Handschuhsheim; Monaco 1850), capaci di unirvi un gusto esotico-antiquario. Unico francese della sezione Eugéne Delacroix  (Saint-Maurice, 1798; Parigi, 1863) con la sua Fantasia araba. Corona la prima sala Goethe nella campagna romana di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein (Haina 1751; Eutin, 1829), principale fonte pittorica per l’iconografia del celebre poeta tedesco e consacrazione del rito del Grand Tour.

È poi il turno delle tendenze realiste. Gustave Courbet (Ornans, 1818; La Tour-de-Peliz 1877) riproduce ne L’onda la potenza del mare in tempesta; Charles-François Daubigny (Parigi, 1817; Parigi, 1878) con Il frutteto offre un particolareggiato monumento alla natura, fonte di sostentamento e compagna nel lavoro. Dal dettaglio si passa alla riduzione: del colore, terreo e in pennellate grossolane, in Adolphe Joseph Thomas Monticelli (Marseille, 1824; Marseille 1886); delle forme di natura in Paul Cezanne (Aix-en-Provence, 1939; Aix-en-Provence, 1906) e Paul Guigou (Villars, 1834; Paris 1871); della visione ad espressione in Vincent Van Gogh (Zundert, 1853; Auvers-sur-Oise, 1890). “Da ogni dove la gente rivendica il diritto di sognare”: le parole del critico Albert Auser introducono alla sezione Simbolista. Conforta ed abbaglia Odillon Redon (Bordeaux,1840; Parigi,1916) con il suo Cristo e la Samaritana: un miracolo coloristico che toglie dal luogo e dal tempo in un incontro intimo ed universale. E ancora Arnold Böcklin(Basilea, 1827; San Domenico di Fiesole,1901), Max Liebermann (Berlino, 1847; Berlino, 1935), Fernand Khnopff (Grembergen-lez-Termonde 1858; Bruxelles 1921), Max Klinger (Lipsia, 1857; Grossjena, 1920) trasportano in ambientazioni indeterminate e atmosfere sospese. Tra gli Impressionisti spiccano i francesi con opere che ben sintetizzano l’essenza del loro sentire: Musicisti d’orchestra, Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917); Dopo la colazione, Pierre Auguste Renoir (Limonges, 1841; Cagnes-sur-Mer,1919); Rive della Senna in autunno, Alfred Sisley (Parigi, 1839; Moret-sur-Loing,1899). Dialoga con loro il tedesco Lovis Corinth (Tapiau, 1854; Zandvoort, 1925) dall’originale pennellata in movimento. Di qui in poi Espressionismo e Avanguardia permettono un affondo in Germania, da cui si riemerge soltanto per un Henri Matisse (Le Cateu, 1869; Vence, Nizza, 1954), un Pablo Picasso (Malaga,1881; Mougins,1973) e pochi altri stranieri. Di Die Brücke vanno citati Ernst Ludwig Kirchner(Aschaffenburg, 1880; Davos, 1938), Karl Schmidt-Rottluff (Chemnitz,1884;Berlino 1976), e Emil Nolde (pseudonimo di E.Hansen, Nolde, 1867- Schleswig, 1956) , che coniuga colori e soggetti sorprendenti con una semplicità del sentire.

La sesta sala è dedicata a Max Beckmann (Lipsia 1884; New York 1950), artista tedesco, che attraversa le principali correnti di fine ‘800 – inizio ‘900 e giunge a visioni urbane mistico-futuriste e scene dense di immagini grottesche. Infine le Avanguardie: Paul Klee (Münchenbuchsee,Berna, 1879; Locarno, 1940) e Alexej von Jawlesky (Toržok, Tver´, 1864; Wiesbaden, 1941) per il Bauhaus; Franz Marc (Monaco, 1880; Verdum, 1916) e August Macke (Meschede, 1887; Champagne, 1914), con colori espressionisti, forme precubiste e atmosfera incantata; e altri come Helmut Kolle (Berlin, 1899; Chantilly,1931) con un Autoritratto alla Modigliani (Livorno, 1884; Parigi, 1920) e Paula Modersonhn-Becker (Dresda, 1876; Worpswede, 1907) che sonda l’interiorità dell’uomo e della natura. Questa, dunque, la formula vincente dell’esposizione: un curioso sguardo da est che, nel confronto con autori noti, apre a nuove scoperte.

 

I commenti sono chiusi.